Buone Vacanze dal Centro Documentazione Handicap e dalla Coop. Accaparlante!

Amiche e amici,

vi informiamo che la Biblioteca del Centro di Documentazione e i suoi servizi di prestito, restituzione e ricerca bibliografica saranno in pausa da lunedì 7 a lunedì 28 agosto compresi.

Concludiamo questo ricchissimo anno scolastico di esperienze preparandoci alle novità del prossimo, dentro e fuori dal mondo dell’educazione: diritto alla vita indipendente e alla sessualità,  accessibilità al libro e alla lettura, e poi ancora incontri con le scuole, workshop, formazioni e approfondimenti sull’incontro con la diversità e la valorizzazione delle differenze.

Nel frattempo auguriamo a tutte e tutti buon riposo e buon divertimento!

 

5×1000 libri accessibili a tutti… grazie al tuo sostegno!

1
Centro Documentazione Handicap APS da anni si dedica alla promozione dei libri accessibili.

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Leggere è un diritto che deve essere assicurato anche a chi è svantaggiato.

3
Promuoviamo libri semplificati, audiolibri, libri in CAA, libri senza parole, libri in Lingua dei Segni… con il supporto del laboratorio Librarsi della Cooperativa Accaparlante.

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Ci rivolgiamo a tutti, con particolare attenzione alle lettrici e ai lettori con difficoltà cognitive, con disturbi dell’apprendimento, ma anche a persone che conoscono poco la lingua italiana.

5
Se aumentano i lettori aumenta la possibilità di costruire una società migliore per tutti e il risultato è un cittadino più attento, sensibile alla diversità, meno incline al pregiudizio e alla violenza.

1000
Saranno i libri accessibili che faremo, acquisteremo e diffonderemo con il tuo 5×1000, un aiuto prezioso!

Nella tua dichiarazione dei redditi cerca il riquadro “Sostegno degli Enti del Terzo Settore”, firma ed inserisci il codice fiscale del Centro di Documentazione Handicap APS
C.F. 92044750377

APERITIVO A CORPO LIBERO !

Siete tutti invitati, venerdì 10 marzo alle ore 19, all’Osteria Sociale La Tiz, in via del Carpentiere 14 a Bologna, per un aperitivo a sostegno del progetto “Teatro a corpo libero. Verso una poetica inclusiva”, da noi promosso su Ideaginger.it in collaborazione con Gruppo Elettrogeno Teatro.

Il progetto, nato per cambiare lo sguardo sui corpi delle persone con disabilità attraverso la pratica performativa, ha già raggiunto un importante obiettivo, un traguardo reso possibile dalla partecipazione di molti di voi.

E se superiamo i 4.000 euro? Insieme possiamo arricchire il progetto di nuove azioni e attività: produzioni artistiche, realizzazione di iniziative e incontri pubblici che mettano al centro il tema della consapevolezza corporea, dell’affettività e della sessualità per le persone con disabilità, accompagnando beneficiari e famiglie nel complesso percorso di incontro con l’adultità e la vita indipendente.

Siete pronti per superare il traguardo e fare festa con noi?

Questo il programma della serata:

• ore 19 – aperitivo a buffet a cura di Osteria La Tiz, costo 10 euro a testa
• ore 20 – presentazione del progetto con Sandra Negri (coordinatrice Progetto Calamaio) e Martina Palmieri (regista di Gruppo Elettrogeno Teatro)
• ore 21 – musica dal vivo con Marcio, frontman della band Classe Zefferini
• a seguire, brindisi e karaoke

Se vuoi ulteriori info su Ideaginger.it trovi tutti i dettagli e le ricompense previste, e puoi donare con un click: https://www.ideaginger.it/progetti/teatro-a-corpo-libero-verso-una-poetica-inclusiva.html

***

Osteria La Tiz – La Tîż, dal dialetto bolognese “il fienile”, nasce da un progetto educativo della Società Coooperativa IT2, cooperativa sociale la cui missione è quella di favorire il collocamento in ambito lavorativo di persone in difficoltà. La finalità del progetto è quella di mettere insieme la qualità professionale di un servizio di ristorazione con un investimento sociale creando un luogo dove poter costruire e valorizzare l’inclusione.

Gruppo Elettrogeno Teatro – L’associazione Gruppo Elettrogeno Teatro si occupa della diffusione dell’arte teatrale attraverso la realizzazione di progetti di formazione, la produzione di spettacoli e manifestazioni come festival e rassegne. Gruppo Elettrogeno realizza, inoltre, in collaborazione con Associazioni, Enti e Istituzioni, progetti artistici e azioni di sensibilizzazione su diversi temi sociali, rivolti a persone con disabilità sensoriale, intellettiva, fisica e con disturbi dello spettro autistico, performer, musicistǝ, operatorǝ dei vari enti e servizi in ambito educativo e sociale, persone che accedono alle Misure Alternative alla Detenzione o alla pena e, in genere, a persone interessate a tali attivi

Il montacarichi di Luca Pieri

d‍i Nicola Rabbi

Ho conosciuto Luca durante il servizio civile che ho svolto all’Aias e poi l’ho frequentato durante i primi anni di lavoro al Centro Documentazione Handicap di Bologna. Di lui conosco solo quel pezzetto di vita che va dalla fine degli anni ‘80 agli inizi degli anni ‘90, ed è da questa finestra di tempo che vorrei parlare di Luca.

Come obiettore di coscienza tra i miei compiti c’era anche quello di autista e in un giorno di primavera (era il 1987?) dovevo accompagnare Luca nelle campagne intorno a Firenze per un convegno organizzato da Medicina Democratica. Non era facile farlo salire e scendere dalla sua macchina nonostante il papà – l’ingegner Pieri – fosse proprio un esperto in adattamenti auto. Ma questa difficoltà proveniva dal corpo di Luca: che dire del suo corpo, era grande, esprimeva forza ma soprattutto era un corpo indomabile, imprevedibile, mosso da intenzioni varie e contrastanti che dipendevano solo in parte da lui. Questo voleva dire, ogni volta che viaggiavi, ingaggiare una lotta con il suo corpo, spalleggiati dai consigli che Luca dava ai suoi operatori.
Quel giorno al ritorno ci siamo persi. Io continuavo a girare per delle stradine strette tra due muri a secco che si diramavano, si incrociavano e formavano un vero labirinto. Non trovavo un modo per uscirne. Ogni tanto Luca mi diceva qualcosa da dietro ma, quando guidavo, non riuscivo a sentire la sua voce e a capirlo. A un certo punto ho infilato una stradina che terminava di fronte a un altro muro a secco. C’era silenzio, si sentiva solo il rumore degli uccelli e la luce di un sole tiepido di primavera rendeva il paesaggio delizioso e allegra la situazione, nonostante ci trovassimo di fronte a un muro. Lì, fermi in macchina, abbiamo sorriso.

Claudio, Andrea, Stefano, i “vecchi nuovi disabili” assieme ad Andrea al funerale di Luca

Luca, come altri che ho conosciuto in quel periodo, apparteneva a un tipo di persona disabile nuovo, che ancora non esisteva in Italia. Erano persone con disabilità fisica ma con un intelletto di pregio, anche se questo non sarebbe bastato a farli diventare quello che erano, persone nuove che volevano avere una vita come tutti gli altri e cioè volevano studiare, lavorare, sposarsi e avere figli. Quella cosa in più che li ha fatti diventare così, era un famiglia alle loro spalle, una madre, un padre, a volte tutti e due assieme, che avevano interrotto la tradizione di mandare i propri figli disabili in istituto o di segregarli in casa, no questo non l’avevano fatto e, a un prezzo altissimo, avevano percorso altre strade. Spesso queste strade poi li portavano ad associarsi ad altre famiglie.
Il frutto di tutto questo percorso erano loro: Luca, Claudio, Andrea, Stefano… i disabili nuovi che hanno studiato, lavorato, hanno avuto una compagna e dei figli. Raramente queste cose sono capitate tutte assieme, qualcosa non aveva funzionato, qualche obiettivo non era stato raggiunto, diciamo che Luca era fra quelli che ci era andato più vicino ad avere tutto.
Per motivi di lavoro oggi seguo alcuni influencer disabili sui social come Facebook e Instagram. Le loro modalità di espressione, i mezzi che usano, la diffusione dei loro messaggi, sono molto diversi rispetto a quelli degli anni in cui Luca si era formato e aveva cominciato a proporre un’immagine nuova della disabilità, anzi della diversità, come si dice oggi, ma vorrei sottolineare il fatto che gli influencer di oggi esistono anche grazie agli influencer predigitali come Luca, Andrea, Claudio, Stefano… che promuovevano con i mezzi di allora – le riviste e gli incontri personali, qualche rara apparizione in tv – una cultura diversa, dove i concetti di normalità e omogeneità venivano posti in discussione.

Un’altra volta, non chiedetemi il perché, era andato a casa sua a trovarlo, anni dopo, forse per un’intervista. Mi ha portato in giro per le stanze del suo appartamento per farmi vedere come era accessoriato; nella camera da letto, Carla, sua moglie, mi ha mostrato un meccanismo abbastanza complesso che faceva coricare in modo automatico il corpo ribelle di Luca. I meccanismi, del resto, ci volevano proprio per superare tutte le barriere architettoniche che ogni giorno incontrava. Anni prima, quando abitava ancora con i genitori, a ogni ritorno lo dovevo infilare in un montacarichi che lo portava dal pianterreno al piano rialzato dove la sua famiglia abitava. Era un appartamento condominiale ma la sua casa aveva un piccolo giardino di proprietà e attraverso un vialetto si arrivava a questo montacarichi personale. La vita di Luca, come quella di tutte le persone disabili, era un continuo adattamento, una personalizzazione per poter vivere come gli altri.

La voce, la voce era come il corpo, usciva a getti, le parole schiacciate dal respiro e dalle contrazioni del volto. Non era facile capirlo se non si era un abituati a lui. Ho avuto modo di sperimentarlo in una esperienza che abbiamo fatto assieme. Nel 1991 lavoravo alla rivista Accaparlante e in redazione avevamo deciso di scrivere un’intera monografia sul tema del lavoro delle persone disabili in collaborazione con la Cgil di Bologna. L’occasione ci veniva data proprio dall’esperienza di borsa lavoro che Luca aveva fatto per due anni all’interno dell’organizzazione sindacale. Per due anni ha documentato la difficoltà che aveva una persona disabile a trovare e a mantenere il proprio posto di lavoro. Anche alla Cgil, durante quel periodo, non aveva trovato un luogo accogliente come lui aveva sperato. Mi dispiace aver poi saputo che quello del lavoro è sempre stato un problema per lui e che per tutta la vita, nonostante le sue capacità, non abbia trovato il suo posto.

Poi ci siamo persi di vista. Ogni tanto avevo notizie su di lui, la sua collaborazione con l’associazione Papa Giovanni XXIII, il suo impegno pacifista che lo aveva portato in Croazia subito dopo la guerra nell’ex Jugoslavia.
Se non ricordo la prima volta che l’ho incontrato da obiettore, ricordo però benissimo l’ultima volta. Ci siamo rivisti l’anno prima dell’inizio pandemia nella tradizionale manifestazione pacifista che si tiene a Bologna il primo gennaio. Una coperta o un tabarro copriva lui e in parte la sua carrozzina, aveva delle cannule infilate su per il naso, mi sembrava affaticato.
Bologna è piccola, anzi no Bologna è un città grande dove si fanno molte cose ma a volte diventa piccola. Da qualche anno una mia amica ha comprato una casa con un giardinetto. Una sera d’estate mentre cenavo all’aperto da lei mi sono avvicinato al giardino vicino e ho guardato al di là della rete. Ho visto quel montacarichi, il montacarichi di Luca. Avevo completamente scordato il nome della via ma quel particolare mi aveva permesso di riconoscere il luogo. Il montacarichi era oramai abbandonato, sbarrato, con i vetri impolverati, nessuno lo usava più. Ma era il montacarichi di Luca.

Presentazione di “Io e il drago, Storia di Tommi raccontata da Tommi”

In occasione della giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità, le Cooperative Quadrifoglio e Or.s.a, con la collaborazione della Cooperativa Accaparlante, organizzano la presentazione del libro “Io e il drago. Storia di Tommi raccontata da Tommi” di Francesco Cannadoro, papà di Tommaso, blogger e autore. L’incontro avverrà sabato 3 dicembre 2022 alle ore 16.30 alla sala Alessandri in via Gorki 10 a Bologna (l’accesso  è dall’ U.R.P.)

Durante l’incontro Francesco Cannadoro dialogherà con Cristina Ceretti, consigliera comunale a Bologna con delega alla famiglia e disabilità. Modera Valeria Alpi, scrittrice della cooperativa sociale Accaparlante.
Per chi fosse interessato sarà anche possibile acquistare il libro.

Per iscrizioni
https://forms.gle/7Mji4tsk7mJRd8vW8


Scheda del libro

Dall’autore del blog Diario di un padre fortunato, un libro che è soprattutto una prova d’amore: il regalo di una voce al piccolo Tommi, per non lasciarlo mai solo.
Mi piace quando papà parla di me perché non comincia mai dalla disabilità. Lui mi conosce bene e sa che le cose che so fare dicono di me molto di più di quelle che non so fare. Nessuno è solo una cosa precisa, ma tutti quanti siamo un sacco di cose. Anche tu.

Tommi, che si affloscia come una buccia senza la banana dentro, sa molto bene di essere diverso dagli altri bambini. Al mondo, infatti, non siamo tutti uguali, o meglio lo siamo, ma solo un po’. Lui, per esempio, da qualche tempo non parla, non cammina, insomma non riesce a fare un sacco di cose… Tutto per colpa di un drago ostinato che lo ha preso di mira: una malattia che neanche i dottori più bravi hanno saputo spiegare. Ci mancava la scuola che sta per cominciare, a fargli salire un pizzico d’ansia: e se quel drago ingombrante, che non lo lascia mai solo, tenesse lontani i suoi compagni di classe, mettendolo all’angolo come uno zainetto dimenticato?

A combattere ogni giorno ci si stanca parecchio, ma per quanto tosta sia la sfida lanciata dal drago Tommi ha deciso che gli darà del filo da torcere e non ha nessuna intenzione di arrendersi. Neanche quando le cose sembrano mettersi male. Del resto, sa di poter contare sul costante sostegno di due formidabili scudieri: papà e mamma, sempre pronti ad aiutarlo a superare gli ostacoli, ma anche a condividere risate e momenti indimenticabili.

Momenti che Tommi vorrebbe raccontare pure a te, se vorrai essere suo amico, in questo suo diario fatto di giornate a volte complicate, a volte divertenti e spensierate, per mostrarti come si può vivere anche a braccetto con un drago, ma sempre provando a fargliela sotto al naso.

 

Alla Festa dell’Unità di Bologna

 

La Coop. Accaparlante e il Centro Documentazione Handicap saranno presenti anche quest’anno alla Festa dell’Unità di Bologna, al Parco Nord dal 25 agosto al 18 settembre, con due iniziative aperte tutti.

La prima, “Vado al massimo!”, si svolgerà mercoledì 14 settembre alle ore 19, all’interno dello Spazio Associazioni Luigi Pasquali, dove gli animatori con disabilità e gli educatori del Progetto Calamaio coinvolgeranno bambini e famiglie in un percorso a ostacoli di giochi accessibili e prove da superare con cui  divertirsi e sperimentare insieme l’inclusione e l’incontro con la diversità.

La seconda, “L’insegnamento di Andrea Canevaro: educazione, inclusione, comunità”, sarà invece un incontro pubblico che si terrà sabato 17 settembre alle ore 20 nella Sala David Sassoli e che vedrà l’intervento del Presidente Onorario del CDH Claudio Imprudente.

All’evento, dedicato all’indiscusso padre della pedagogia e della cultura dell’inclusione in Italia, parteciperanno anche numerosi esponenti della politica e del mondo dell’educazione regionale, tra cui: Elena Malaguti, Francesca Marchetti, Cristina Ceretti, Stefano Dani, Elisa Bortolazzi, Luigi Guerra, Daniele Ara. A moderare, la Professoressa associata in Didattica e Pedagogia Speciale dell’Unibo Federica Zanetti.

Per ulteriori info:

051 641.50.05 – 349 2481002.

 

“Abitare un progetto nel mondo”: la lettera di Andrea Canevaro come direzione per le sfide future

Giovedì 26 maggio è venuto a mancare il professor Andrea Canevaro, il padre della pedagogia e della cultura dell’inclusione. Il legame che come CDH abbiamo con lui ha una storia lunghissima, fin dalle origini, fin dal primo mucchietto di libri che Andrea ci donò per fondare quella che oggi è la Biblioteca più grande d’Italia specializzata sulla disabilità. 
E’ stato una guida per tutti gli anni successivi, sostenendoci sempre. Ci piace ricordarlo con questa lettera che ci scrisse nel 2016, quando il Progetto Calamaio compì 30 anni di vita. Nella lettera indica una direzione, non solo a noi ma a tutti, per una società più giusta e più inclusiva. Crediamo che il modo migliore per ricordare Andrea sia proseguire il nostro lavoro tenendo conto di tutto quello che ci ha trasmesso, per vincere tutte le sfide che avrebbe voluto. 

Caro Accaparlante, o meglio: care e cari Accaparlanti,

la vostra storia è fatta di sfide e non vedo la ragione per non continuare. Le sfide che ancora non si sono risolte sono certo molte. Ne scelgo alcune, pensando che siano nelle vostre corde.

La prima ha un nome tristemente noto. È l’assistenzialismo. Che può far credere che tutto sia dovuto. Che siano gli altri a dover preoccuparsi di noi, di me. Che i diritti non siano in coppia con i doveri. E molti altri “che”. L’assistenzialismo si porta dietro quasi sempre il vittimismo. Se uno è sempre e solo vittima, ci dovrebbe essere il sospetto che ci stia quasi bene, in quella parte. Che, se non ha via d’uscita, e neppure la cerca, ha come conseguenza che esige risarcimenti, ma con l’implicito convincimento che nessuno sarà in grado di risarcire davvero. Ma li chiede. Anzi: li esige. E se può,lo fa in TV, tanto una trasmissione che denunci qualcosa e qualcuno e faccia piangere si trova sempre.

Un’altra sfida è quella dell’autoreferenzialità. Abitiamo il mondo.  Che va verso gli 8 miliardi di abitanti. Possiamo fare come se gli altri non ci fossero? È difficile crederlo. Possiamo accorgerci degli altri solo quando fanno danni? È quello che stiamo facendo, con risultati tragici, e con un risultato silenzioso che rischia di non essere avvertito: la scomparsa della verità, sepolta dalle varie corruzioni. La verità è anche sapere che negli altri c’è qualcosa di buono, e non solo male, minacce, eccetera. L’autoreferenzialità è una implosione continua, un’erosione interna, un’autofagia – cosa vuol dire? Servirsi del vocabolario, prego … -, o, se volete, un verme solitario che fa il parassita dentro il nostro stomaco e riduce la vita a diventare una camera d’aria bucata. È anche un’autolatria – vocabolario? -. Il povero Narciso, amando sé stesso riflesso nell’acqua, annegò. Annegò nell’autoreferenzialità.

Ne consegue una terza sfida che chiamiamo fare un progetto. Senza un progetto non si riesce a stare al mondo. Martin Luther King diceva: “Ho un sogno: che un giorno questa nazione si sollevi e viva appieno il vero significato del suo credo. Riteniamo queste verità di per sé evidenti: che tutti gli uomini sono stati creati uguali”. Ma qualcuno, anonimo, ha detto anche “Se si sogna da soli è solo un sogno, se si sogna insieme è la realtà che comincia”. Avere un sogno e vivere, con gli altri, in un progetto. Che non può accontentarsi di ripetere. Deve scoprire nuovi orizzonti, e combattere le nostalgie. Le nostalgie sono birichine: ti dicono quello che ti fa piacere, e ti nascondono i ricordi spiacevoli. Lo fanno apposta. Per farti star fermo, in loro compagnia. E così la realtà non comincia. Diffidate, care e cari Accaparlanti, delle birichine nostalgie.

Tutti noi abbiamo bisogno di progetto. Un esempio tra tanti. La guerra nella ex Jugoslavia si è conclusa con un accordo che divideva quella comunità in diverse entità statali su base etnico-religiosa. Quanto di più approssimativo si potesse immaginare. Ma l’accordo nasceva nell’ipotesi che il progetto dell’Europa esercitasse un ruolo attivo e superasse la provvisorietà dell’accordo. Il progetto Europa è fermo, e ne soffriamo tutti.

Anche il terrorismo si può vincere con un progetto. Chi vive senza un progetto lo chiede come può, anche con la dinamite.

Abitare un progetto nel mondo. È una sfida che può aiutare a superare il determinismo dello stereotipo. Che segna un destino per chi viene fissato in una categoria, come handicappato, tossico, clandestino… Lo stereotipo determina un destino. Un progetto può mettere in disordine questo determinismo.

Care e cari Accaparlanti, le sfide non mancano, e sono per tutti, non sono sfide riservate a chi ha una disabilità. Ma questa è una caratteristica che è nel vostro DNA, care e cari Accaparlanti: vincere le sfide non solo per noi, ma per tanti e forse per tutti.

Ciao
Andrea

Ci ha lasciati Michele Ammendola, fondatore della pizzeria antimafia del Pilastro e attivista nel mondo del sociale

Per noi del CDH aver conosciuto e frequentato Michele Ammendola in questi ultimi anni è stato un piacere grande.
Era bello incontrarlo in pizzeria ed essere travolti dai suoi racconti e dalle sue risate. È stato un piacere e un onore insieme anche essere compagni di un pezzetto di strada solidale che dal Pilastro Michele è riuscito a portare in tutta Bologna e in tutta Italia.
Ci stringiamo attorno alle amiche e agli amici della Pizzeria Etica di Porta Pazienza che hanno riconosciuto in Michele il cuore e la mente delle proprie attività inclusive.
Il nostro pensiero va in particolare alla moglie Alessandra e ai figli Francesco e Luca.

Michele era socio di ANGSA e da sempre si è battuto per fare dell’autismo una sfida comune, ben oltre il proprio vissuto familiare.
Per chi volesse aiutarlo ancora, qui sotto il suo ultimo invito a partecipare:
“Tra esattamente 10 giorni compio 46 anni e come da qualche anno a questa parte vi chiedo di farmi un regalo a costo zero, dedicandomi solo pochi minuti, della vostra vita.
Come ogni anno ANGSA Bologna partecipa al contest Il mio dono di Unicredit.
Basta veramente poco.
Basta solo fare click sul link, inserire la propria mail e confermare la scelta con l’ultimo click.
Ad ogni click sarà donato ad ANGSA €1.
Faccio un esempio concreto: grazie alle varie donazioni e raccolte Luca nel periodo di feste natalizie (di fine dicembre) è stato accolto gratuitamente per 4 giorni in attività dalle 9 di mattina alle 16 da personale qualificato e allora, sì ve lo chiedo affinché tutto ciò possa continuare ed essere implementato:
www.ilmiodono.it/it/organizzazioni/emilia_romagna/angsa_bologna_onlus

ANGSA Bologna ha anche avviato una raccolta fondi per sostenere il percorso educativo del piccolo Luca Ammendola:
www.angsabologna.it/perluca

Anche su IdeaGinger una rete di associazioni ha avviato un crowdfunding per sostenere la famiglia:
www.ideaginger.it/progetti/grazie-michele-tutto-buonissimo.html

 

 

Lettura animata di Natale e laboratorio sul libro tattile

Lunedì 20 dicembre, dalle ore 16.30 alle 18.30, vi aspettiamo presso “La Pila”, in via D’Annunzio 19/A, Bologna, per una lettura di Natale animata e un laboratorio per bambini e bambine sul libro tattile, insieme agli educatori e animatori con disabilità del Progetto Calamaio della Cooperativa Accaparlante.

L’evento è aperto a un massimo di 10 partecipanti, con prenotazione obbligatoria scrivendo a Barbara Rodi barbara.rodi@accaparlante.it oppure telefonando al numero 3407822002.

Continuano i giorni di quarantena e noi continuiamo a restare uniti e vicini seppur lontani

Una speranza vive al Centro Documentazione Handicap, la speranza che se #restiamoacasa #andràtuttobene, così da potersi riabbracciare il prima possibile.

Nel frattempo come fare a tenere vive le nostre attività e a garantire la partecipazione e il coinvolgimento dei colleghi con disabilità, abituati a lavorare in costante relazione con i bambini e i ragazzi di scuole e università? E lo studio, la ricerca e le proposte editoriali della Biblioteca del Centro Documentazione Handicap che fine hanno fatto?

Nulla è perduto care amiche e amici, perché il Progetto Calamaio, insieme agli educatori e alle volontarie del Servizio Civile Nazionale di quest’anno ha dato vita a una vera e propria programmazione di attività online accessibili a tutti, disabili e non, grandi o piccini: storie e video animati, consigli cinematografici, giochi, libri in simboli, sfide e racconti, senza dimenticare l’importanza del rapporto con l’ambiente, della cura di sé, del benessere e dell’alimentazione, dell’ascolto personale e delle proprie emozioni, soprattutto nei momenti difficoltà.

La Biblioteca Ragazzi e il Centro di Documentazione dall’altro lato continuano a lavorare insieme alle case editrici aggiornandosi sugli ultimi prodotti che hanno per tema la diversità, proponendo e recensendo nuove letture, lavorando a nuovi progetti e alle prossime uscite de I libri di accaParlante di edizioni la meridiana.

La Biblioteca resta comunque a disposizione per consulenze bibliografiche scrivendo a biblioteca@accaparlante.it.

E il Geranio Educatore, vi chiederete, come se la passa? Instancabile continua a scrivere i suoi articoli su Superabile e il Messaggero di Sant’Antonio, a firma, ovviamente, Claudio Imprudente.

Nei momenti critici, ricordate, mai smettere di darsi da fare e di utilizzare ironia e creatività, sono gli antidoti migliori che possediamo, quello che fa crescere una comunità.

Seguiteci quindi sulla nostra pagina Facebook e non vi sentirete soli!